A Lisbona con Pereira e gli altri.
Qui il mare finisce e la terra comincia. Qui, dove il mare è finito e la terra attende. [L’anno della morte di Riccardo Reis – J.Saramago]
Abbiamo deciso di volare verso la capitale portoghese l’ultimo giorno di un anno qualsiasi per sorprenderla nel momento più gioioso: quello della vigilia di Capodanno. Una notte in cui abitanti e turisti si mescolano al ritmo di musica nell’immensa Praça do Comércio in attesa dei fuochi che da lì a poco illumineranno il cielo di una delle città più calde e letterarie d’Europa.
I libri che attraverso le loro storie invitano a visitare Lisbona sono moltissimi. Da Tabucchi a Saramago fino ad arrivare in un percorso al contrario al poeta portoghese per antonomasia ─ Fernando Pessoa ─ accompagnato da tutti i suoi eteronimi* (Ricardo Reis, Alvaro de Campos, Alberto Caeiro, Bernardo Soares). Prepararsi al viaggio leggendo questi autori e aggiungendo Treno di notte per Lisbona di Pascal Marcier renderà tutto estremamente più affascinante ma conviene lasciare spazio in valigia perché è probabile un ritorno carico di altre opere e di un accresciuto desiderio di continuare a vivere la città attraverso le pagine che l’hanno fermata. Per me la sintesi perfetta in questo senso si trova nel romanzo L’anno della morte di Ricardo Reis in cui la mano sapiente di José Saramago fa incontrare più volte nella capitale lusitana l’eteronimo Reis con l’appena defunto Pessoa. Insomma un incrocio di una potenza straordinaria (Saramago-Reis-Pessoa) in un periodo storico preciso che è il vero protagonista di un’opera nella quale l’ambiguo rapporto dell’esistenza fuoriesce con forza nel confronto fra il vivo e il morto.
Cosa visitare a Lisbona?
Noi abbiamo girovagato fra i vicoli e le strade principali facendoci anzitutto accompagnare dalle parole del giornalista grasso e stanco che in Sostiene Pereira Tabucchi fa muovere nella Lisbona del 1938 durante la dittatura di Salazar. Il dottor Pereira si sposta quotidianamente dall’abitazione in Rua da Saudade all’ufficio in Rua Rodrigo da Fonseca. Una lunga via retta in cui la città gli si presenta nel suo poliedrico splendore facendo da sfondo a pensieri nostalgici e dilemmi esistenziali.
[…] prese un tram che lo portò fino al Terreiro do Paço. E intanto, dal finestrino, guardava sfilare lentamente la sua Lisbona, guardava l’Avenida da Liberdade, con i suoi bei palazzi, e poi la Praça do Rossio, di stile inglese; e al Terreiro do Paço scese e prese il tram che saliva fino al Castello. Discese all’altezza della Cattedrale, perché lui abitava lì vicino, in Rua da Saudade. [Sostiene Pereira – A.Tabucchi] .
Il Café Orquidea dove il protagonista ama rigenerarsi di frequente con una limonata zuccherata e una omelette alle erbe aromatiche nel romanzo è collocato più o meno all’altezza dell’odierna Pastelaria Orquìdea (Rua Alexandre Herculano, 47 A-B). Del libro esiste una splendida trasposizione nel film del 1995 diretto da Roberto Faenza con un grande Marcello Mastroianni. I riferimenti alle strade, alle piazze, alle ripide vie del centro storico affrontate con fatica, luoghi di una vita in apparenza scialba ma che in realtà si muove fra le pieghe di una storia troppo grande, permettono una mappatura dei posti di cui non si può fare a meno.
Fra questi sicuramente il Chiado, detto anche quartiere dei poeti dove d’obbligo sono la sosta al café “A Brasileira” in Rua Garrett 120 ─ antico ritrovo di intellettuali ─ e la foto con la statua di Pessoa fermo nella tipica posa. A qualche centinaio di metri si trova Largo de São Carlos, un’accogliente piccola piazza sulla quale si affaccia il Teatro Nacional de São Carlos e al quarto piano del civico 44 la casa natale di Pessoa non più visitabile. Davanti l’edificio si erge un’altra statua dello scrittore con un libro al posto della testa, omaggio dello scultore belga Jean-Michel Folon. La zona del Chiado, considerata dello shopping, deve il nome probabilmente al frate poeta Antonio Ribeiro detto “O Chiado” (astuto).
Strettamente legato al Chiado è il quartiere di Bairro Alto da vivere in serata quando si anima di persone di ogni provenienza e orientamento pronte a vivere la notte disinibita lasciandosi avvolgere dalle note del Fado che si intrecciano ad altri suoni e profumi fra gli innumerevoli locali aperti fino all’alba.
E se l’ufficio di Rua dos Douradores per me rappresenta la Vita, questo secondo piano dove alloggio, sempre in Rua dos Douradores, rappresenta per me l’Arte. Sì, l’Arte che alloggia nella stessa strada della Vita, però in un luogo diverso; […] Sì, questa Rua dos Douradores abbraccia per me l’intero senso delle cose, la soluzione di tutti gli enigmi, posto che esistano enigmi; fatto, questo, che non può avere soluzione.
Le parole, estrapolate da Il libro dell’Inquietudine di Pessoa sono dell’eteronimo contabile Bernardo Soares animo tormentato che, invece, gira ogni giorno per la Baixa (parte bassa) o per dirla alla Tabucchi “se ne sta dietro ai vetri a spiare la vita”. Una vita divisa fra un luogo interiore estraneo al suo abitatore e un luogo esteriore che si snoda fra le vie di quello che è considerato il cuore di Lisbona.
La Baixa è il posto migliore ove soggiornare, stretta fra lo storico e affascinante quartiere Alfama e la movida di Barrio Alto, ricca di ristoranti, con meravigliosi belvedere e ben collegata con tutti i luoghi che richiedono visita. Per goderla a piedi in una giornata di sole vale la pena ipotizzare un pranzo al Restaurante Pessoa (Rua dos Douradores 190) ─ omonimo di Fernando e da lui amato ─ e a seguire una passeggiata in direzione Praça do Comércio dove al civico 3 è consigliata una pausa per un digestivo presso il bar dei letterati Martinho da Arcada. Il pomeriggio può chiudersi in bellezza con la visita alla Fondazione José Saramago (Rua dos Bacalhoeiros 10). Qui video, foto, scritti, agende ed altri oggetti appartenuti al Premio Nobel ordinatamente disposti testimoniano la ricchezza di un uomo dall’impegno letterario e politico straordinario le cui ceneri riposano sotto un ulivo di fronte all’ingresso.
L’incantevole vista sul grande fiume Tejo (Tago) che si gode nel tragitto fu di ispirazione per Ode Marítima di Álvaro de Campos.
Gli altri luoghi
Non si può passare da Lisbona senza salire sui caratteristici tram e in particolare sul numero 28 che si inerpica su e giù per gli angusti vicoletti. Può essere una buona occasione farlo per recarsi in Campo de Ourique dove Pessoa ha vissuto gli ultimi 15 anni della sua vita e ─ presso quella che era la sua abitazione ─ è attivo il centro culturale Casa Fernando Pessoa che omaggia l’opera dello scrittore. Vi si trovano ancora la sua stanza ricostruita, appunti e documenti, pochi arredi originali, la macchina da scrivere, gli occhiali e il cappello.
Seppellito presso il maestoso monastero dos Jerónimos (o dei Geronimiti, in italiano) la visita alla tomba è da pianificare ritagliandosi almeno una mezza giornata. Il sito dalla facciata bianca interamente ricoperta di guglie e elementi intarsiati con cura con la Torre di Belém ad un passo – entrambi Patrimonio dell’Unesco – il panorama dall’alto e la vista del fiume abbracciato all’Oceano permettono al Poeta di salutarci nel suo ultimo viaggio lasciandoci negli occhi tutta la meraviglia di una città che difficilmente non ci chiederà di tornare.
La Torre di Belém, vista da fuori, è un magnifico gioiello di pietra ed è con stupore e crescente soddisfazione che lo straniero ammira la sua bellezza particolare. È come un merletto, e dei più belli, nel suo delicato intarsio che, bianco, balugina da lontano, catturando immediatamente lo sguardo dei naviganti che entrano nel fiume. All’interno la sua bellezza non è da meno; dai suoi balconi e dalle sue terrazze si gode una vista indimenticabile del fiume e, sullo sfondo, del mare. [Lisbona, quello che il turista deve sapere – F. Pessoa]
* Il termine eteronimo nel campo della scrittura letteraria indica un autore fittizio (o pseudoautore) che, nonostante la dimensione immaginaria, possiede una sua personalità. L’autore che sta dietro all’eteronimo è detto ortonimo. Fernando Pessoa aveva ben quattro personalità letterarie (citate nell’articolo).